La crisi ucraina e l’atteggiamento di Vladimir Putin hanno inasprito le relazioni dell’occidente con la Russia al punto di far parlare di una nuova guerra fredda e temere persino un confronto armato. Le azioni di Putin appaiono in effetti piuttosto minacciose: gli spostamenti di truppe al confine con l’Ucraina, i pattugliamenti a lungo raggio dei bombardieri strategici russi sopra l’Europa e la recente vicenda del sottomarino in Svezia (ne abbiamo parlato su questo stesso blog), sono tutti modi per segnalare la volontà dell’autoritario presidente russo, deciso a resistere alle pressioni occidentali.
Ma le minacce russe sono davvero credibili? Al di là delle considerazioni politiche, qual’è la reale capacità militare della Russia? In un ipotetico (e per fortuna piuttosto remoto) conflitto con gli stati occidentali, la Russia costituirebbe un nemico formidabile come ai tempi dell’Unione Sovietica? Cercheremo qui di riassumere le analisi recenti sullo stato delle forze armate russe.
L’arsenale nucleare.
Naturalmente il primo fattore da considerare è che la Russia è una potenza nucleare, avendo ereditato il grosso dell’arsenale atomico sovietico dopo il 1991. Il numero di testate nucleari in possesso della Russia può essere solamente stimato, essendo coperto da segreto militare, tuttavia le ipotesi più recenti si aggirano sulle 3000/3200 testate nucleari, di cui circa 1500 “strategiche” e le restanti “tattiche” o di teatro. La differenza tra le due tipologie è che le prime sono realizzate per armare i missili balistici (con alcune migliaia di chilometri di raggio d’azione) mentre le seconde per essere lanciate da aerei o tramite missili a corto raggio (con un raggio di azione di centinaia di chilometri).
Tale numero da solo non è sufficiente per una valutazione delle capacità nucleari russe effettive , dovendo considerare i cosiddetti “vettori” ossia i mezzi tramite i quali le testate vengono lanciate sui loro obiettivi (i missili e i bombardieri per intenderci). La tabella riporta i numeri dei missili e dei bombardieri strategici russi secondo l’International Institute for Strategic Studies, confrontati con quelli statunitensi.
Le forze convenzionali.
La tabella, proveniente dal sito del Council on Foreign Relations, mostra la consistenza numerica delle forze armate russe confrontata con quella degli stati vicini. La sproporzione è evidente, anche considerando che le forze russe devono operare su un territorio molto vasto. Persino l’Ucraina, il più grande tra i vicini della russia, ha una capacità militare di molto inferiore. Le cose cambiano confrontando le forze russe con quelle delle altre potenze mondiali.
L’infografica, tratta dal Military Balance 2014 del IISS (International Institute for Strategic Studies), mostra i numeri del personale attivo delle forze armate di Cina, Francia, India, Russia, Inghilterra e Stati Uniti. Come possiamo vedere gli effettivi russi sono circa la metà di quelli statunitensi, mentre la Russia primeggia nei veicoli corazzati.
I semplici numeri, però, non sono necessariamente indicativi, molto infatti dipende dall’efficienza dei mezzi. Nel caso della Russia la superiorità nel numero di mezzi corazzati è in realtà in gran parte compensata dal fatto che la stragrande maggioranza di essi risalgono all’epoca sovietica e sarebbero oggi di poca utilità in un conflitto. Al contrario, i paesi europei e gli Stati Uniti posseggono in questo campo un vantaggio tecnologico notevole, possedendo mezzi di generazioni più recenti.
L’efficienza delle forze armate è in ogni caso difficile da valutare, un indicatore spesso utilizzato nelle analisi è il budget allocato alla difesa da ciascuno stato, ma bisogna anche qui considerare che la stragrande maggioranza di esso è generalmente destinata a pagare gli stipendi dei soldati e non necessariamente a fornire equipaggiamenti.
Sempre dal report del IISS possiamo vedere l’ammontare delle spese per la difesa in miliardi di dollari delle prime nove potenze mondiali. Qui la sproporzione tra Stati Uniti e Russia è molto più evidente mentre la differenza tra il budget russo e quello di Francia e Gran Bretagna non è così grande.
Sotto questo punto di vista, molti osservatori hanno notato che le truppe russe viste in Crimea (o almeno presunte tali, operando senza alcun contrassegno visibile) sembrerebbero molto meglio equipaggiate rispetto a quelle che avevano partecipato alla guerra con la Georgia nel 2008 e a quelle schierate in Kosovo nel 1999 (qui ne parla il New York Times). Rispetto agli anni precedenti sono stati notati l’uso dei giubbotti antiproiettile e di nuove uniformi da combattimento. Questo miglioramento è il risultato di un incremento nelle spese militari di Mosca dal 2009 in poi, come illustra il grafico qui sotto, proveniente stavolta dal SIPRI di Stoccolma.
Difficile però dire se gli acquisti di nuovi equipaggiamenti hanno riguardato l’intero esercito o, come qualcuno ipotizza, solamente i reparti di élite e le forze speciali, ossia quelle osservate in Crimea.
L e forze navali sono forse il settore in cui la Russia è rimasta più indietro. La sproporzione tra la flotta di Putin e quelle occidentali è evidente dal grafico, tratto sempre dal report dell’IISS.
Non solo la flotta russa è numericamente inferiore a quella delle controparti occidentali e asiatiche ma essa dispone di pochissime navi di recente costruzione. Il grosso infatti risale ancora all’epoca sovietica e ha quindi sulle spalle più di trent’anni di servizio. L’unica portaerei in servizio è stata varata nel 1990, dopo lunghi ritardi nella costruzione e messa a punto, nessuna delle altre unità maggiori è più recente del 1998, né vi sono programmi per introdurne di nuove. Anche la flotta di sottomarini, un tempo orgoglio della marina sovietica, ha visto solamente due unità entrare in servizio negli ultimi 15 anni, mentre ci sono molti dubbi sull’effettiva operatività delle restanti (inclusi i sommergibili nucleari). Qualche sviluppo c’è stato per le unità più piccole, che hanno visto tra il 2006 e oggi, varare una decina di corvette e motomissilistiche.
Questa è situazione è dovuto, oltre ad una netta preferenza per l’ammodernamento delle forze di terra a scapito della marina, al declino della capacità della cantieristica russa. Indicativa di ciò è la vicenda delle due navi portaelicotteri d’assalto anfibio Mistral. Sorprende infatti che Putin abbia ordinato le due unità al gruppo francese DCN, preferendolo ai suoi concorrenti russi: delle altre potenze navali nessuna ha mai commissionato unità di queste dimensioni ad aziende estere. La scelta russa può essere solo spiegata dal fatto che i cantieri nazionali non possiedono il know how tecnologico necessario per concorrere con la cantieristica occidentale, nonostante le Mistral non siano un tipo di nave particolarmente sofisticato. Una scelta che, oltretutto, si è rivelata rischiosa, visto che in seguito alla crisi ucraina il governo francese ha sospeso la consegna delle due navi.
Più che i cannoni poté il petrolio.
Dal quadro tracciato emerge chiaramente che la Russia può essere considerata a pieno titolo una potenza regionale, capace di influenzare le politiche dei suoi vicini e dire la sua negli affari che riguarda la sua sfera di influenza. Più dubbia è invece la sostenibilità del confronto con l’occidente.
Di certo, il fatto di essere la seconda potenza nucleare al mondo garantirà sempre alla Russia un ruolo di rilievo negli affari internazionale e uno strumento formidabile per far valere i propri interessi, anche se al giorno d’oggi la minaccia dell’uso di armi nucleari suona sempre meno realistica: difficilmente Putin rischierebbe una guerra nucleare con gli Stati Uniti, anche solo per il semplice fatto che la posta in gioco non è abbastanza alta (per questo motivo chi parla di una nuova Guerra fredda a nostro parere è in errore).
Le forze convenzionali possono invece essere uno strumento molto concreto di proiezione del potere di una nazione, soprattutto in interventi all’estero e conflitti a bassa intensità (quello ucraino ad esempio). Abbiamo però visto che l’efficienza delle forze armate russe è dubbia e di certo non può considerarsi pari a quella degli eserciti americani ed europei. Attualmente la Russia dispone di una minima parte delle capacità di “power projection” dei paesi occidentali. L’esercito e la marina necessitano di ammodernamenti e di nuovi equipaggiamenti, ma per avviare dei programmi di modernizzazione c’è bisogno di tempo e, soprattutto, di denaro.
E’ qui che casca l’orso russo. Il mantenimento di un apparato bellico come quello degli Stati Uniti richiede uno sforzo economico colossale (lo possiamo vedere dal confronto tra i budget della difesa) e in questo momento l’economia russa non è nella sua forma migliore. In molti sostengono che un incremento delle spese militari non può essere sostenuto dalle finanze pubbliche russe, già messe a dura prova dalla crisi e dalla discesa del prezzo del petrolio.
Il grafico dell’Economist mostra il crollo del tasso di cambio tra rublo e dollari andare di pari passo a quello del prezzo del petrolio. Le esportazioni di greggio e gas naturale contribuiscono per il 35% al Pil russo, costituendo la prima voce tra le esportazioni, e solo grazie ad esse la bilancia commerciale della Russia può rimanere in attivo.
La svalutazione del rublo rende molto più costose le importazioni e meno sostenibile il debito pubblico. Basti ricordare che la Russia nel 1998 aveva già fatto default, da allora una politica fiscale molto rigorosa ha permesso di fronteggiare efficacemente la crisi del 2008 e grazie ad essa la Russia mantiene in ordine tutt’oggi i conti pubblici. Tuttavia, l’effetto combinato della discesa del prezzo del petrolio e delle sanzioni potrebbe lasciare poco spazio di manovra a Putin, che si è già visto costretto ad aumentare la spesa pubblica per sostenere l’economia. In questa situazione un incremento delle spese militari sarebbe impossibile, e finirebbe col danneggiare ancora di più la posizione russa.
La situazione economica incentiva Putin a ritornare sui suoi passi e a cercare il dialogo con l’occidente e l’Europa (suo principale compratore di risorse naturali): sotto questa luce le dimostrazioni di forza russe appaiono poco credibili sul lungo termine.
La forza militare da sola non basta per fare di un paese una potenza mondiale.
Photo by: U.S. Navy Petty Officer 1st Class Chad J. McNeeley [Public domain], via Wikimedia Commons.